MARIA DI MAGDALA
dai Vangeli la testimonianza
dell’apostola della nuova e più grande speranza

Dopo tante leggende, Maria di Magdala è stata finalmente restituita alla so­brietà delle narrazioni evangeliche.

Le Chiese d’oriente, da sempre, nella terza domeni­ca dopo Pasqua, celebrano la festa delle mirofore, cioè di quel picco­lo gruppo di donne con a capo Maria di Magdala che, portando la mirra per ungere il corpo del maestro morto, vanno al sepolcro e, per prime, ricevono l’annuncio della risurrezione.

Fin dai primi secoli i grandi Padri si sono tutti interrogati su questa figura, soprattutto perché era molto difficile per loro accettare che il risorto avesse voluto riservare un’apparizione individuale proprio a lei: nessun evangelista riferisce infatti di un’apparizione a Pietro, anche se un’eco di essa c’è alla fine del racconto sui due discepoli di Emmaus (Luca 24,34). Della sua esperienza della risurrezione si parla invece diffusamente in tutti e quattro i vangeli. In quello di Marco, che contiene il più antico racconto della passione, e negli altri due sinottici, Maria è sotto la croce, alla sepoltura e, la mattina di Pasqua, al sepolcro vuoto dove le discepole galilee ricevono il primo annuncio della risurrezione. Nel più recente dei vangeli, quello di Giovanni, Maria è sotto la croce e, soprattutto, è la destinataria dell’unica apparizione individuale del risorto. Né si può dimenticare che Luca la menziona accanto ai Dodici e come leader del piccolo gruppo di discepole al seguito di Gesù durante il suo ministero in Galilea (8,1-3).

I discepoli e le discepole di Gesù hanno vissuto concretamente il difficile passaggio che va dal discepolato del nazareno alla sequela del risorto, ed è proprio qui, in questo passaggio, che Maria di Magdala gioca un ruolo decisivo. La testimonianza degli evangelisti è, al riguardo, inequivocabile. Solo a partire dai testi, allora, è possibile ri­costruire l’immagine autentica, libera cioè da secoli di fraintendimen­ti e di manipolazioni, della Maria discepola, testimone e apostola.

Tutti e quattro gli evangelisti canonici concordano nel ricono­scere a Maria un ruolo di spicco per la genesi della fede pasquale.

È però soprattutto il vangelo di Giovanni a profilare con grande forza il ruolo apostolico di Maria di Magdala.
Per Giovanni, la sua partecipazione alla morte di Gesù non ha quindi il valore di testimonianza oculare, come per i sinottici, ma è piuttosto propedeutica all’investitura apostolica che riceverà «il primo giorno della settimana» nel giardino dove Giuseppe di Arimatea e Nicodemo avevano sepolto il corpo di Gesù (19,38-42).

Infatti, poco dopo, in quel giardino della sepoltura, sarà lei a dover accettare, per prima, di non restare ancorata al ricordo del maestro morto, e a farsi discepola di colui che, ormai, è asceso al Padre. Per Maria l’esperienza del risorto comporterà il passaggio dall’una all’altra conoscenza, dalla conoscenza del maestro alla conoscenza del risorto, e sarà investita dal risorto stesso del ruolo di annunciare ai discepoli la qualità del tutto nuova del rapporto che l’esaltazione di Gesù ha stabilito sia tra il risorto e i suoi, sia dei discepoli tra loro.

Nella tradizione della grande Chiesa si è levata ogni tanto qualche voce che metteva in luce l’importanza di Maria di Magdala.

Basta ricordare le parole di Rabano Mauro abate di Fulda quando afferma che Cristo elesse Maria di Magdala «apostola della sua ascensione, premiando con una degna ricompensa di grazia e di gloria, e con privilegio di onore colei che per i suoi meriti degnamente era la guida di tutte le sue cooperatrici, la quale poco prima aveva istituito evangelista della resurrezione».

E Papa Francesco nella catechesi del 17 maggio 2017 la definisce «apostola della nuova e più grande speranza».

Cf. Marinella Perroni, su Donne Chiesa Mondo, n. 61 – ottobre 2017

 

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