alla
“Quercia
di
Mamre”

 

Un giorno, Abramo stava riposando
all’ombra della sua tenda,
presso le “querce di Mamre”,
nell’ora più calda.
Dio venne presso di lui.

Anche noi ti proponiamo una sosta
– forse pure tu sei nell’ora più calda della tua vita! –
una “quercia” sotto la quale sederci per incontrare Dio.

 

ABBIATE CORAGGIO!
IO HO VINTO IL MONDO!

Ho celebrato la Pasqua in un monastero di contemplative domenicane, un monastero che sorge su una collina dietro Caracas, in Venezuela. La chiesa era piena di giovani.

Abbiamo acceso il cero pasquale e l’abbiamo sistemato sul suo supporto. E una giovane monaca ai piedi del cero, ha cantato, accompagnandosi con la chitarra, un canto d’amore. Il canto sapeva di tutta l’aspra passione dell’Andalusia. Confesso di essere stato completamente sconvolto dalla visione di quella giovane monaca che nel buio cantava un canto d’amore al neonato fuoco pasquale.

Fuori, nel giardino, il celebrante aveva inciso sul cero e pronunciato le parole: «Cristo ieri e oggi, principio e fine, alfa e omega. A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la potenza e la gloria nei secoli. Amen».
È in questa estensione della storia tra l’alfa e l’omega, dalla Creazione al Regno, che ogni essere umano trova il proprio senso. Noi siamo coloro che vivono per il Regno, per il tempo in cui, come disse Giuliana di Norwich, «tutto sarà bene, tutte le cose saranno buone».

La vocazione che mette più radicalmente in luce quest’apertura del futuro è quella dei monaci, delle monache, contemplativi, la cui vita non ha senso se essi non sono sulla strada del Regno. Per il fatto di essere monaco, il cardinale Basil Hume è il cristiano più rispettato d’Inghilterra. Egli ha scritto così dei monaci: «Noi non riteniamo di avere una missione o una funzione particolare nella Chiesa. Non ci dedichiamo a cambiare il corso della storia. Noi siamo là, ecco tutto, quasi per caso da un punto di vista umano. E, felicemente continuiamo a essere là, ecco tutto».
I monaci sono semplicemente là, e la loro vita non ha altro senso che quello di annunciare il compimento dei tempi, questo incontro con Dio. Sono come persone che attendono alla fermala del tram. Il solo fatto che si trovino là indica che il tram deve sicuramente arrivare. Non c’è senso provvisorio o senso parziale. Niente figli, niente carriera, realizzazione, promozione, utilità. Mediante un’assenza di senso la loro vita rivela una tale pienezza di senso che non possiamo definirla. Proprio come la tomba vuota annuncia la Risurrezione o lo scintillio nell’orbita di una stella indica l’invisibile pianeta…

…Nel cuore della notte la monaca canta questo canto appassionato, canta nella notte le lodi di Dio.
Anche nel buio, tra l’inizio e la fine, si può incontrare Dio e glorificarlo. L’ora è adesso. Aspettando di essere ucciso Gesù dice ai suoi discepoli. «Nel mondo dovrete soffrire. Ma abbiate coraggio! Io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). Adesso è l’ora della vittoria e della lode.
Tutto questo ispira un nuovo sentimento del tempo. Ciò che dà la sua forma al tempo non è la storia dell’inevitabile progredire verso la ricchezza e il successo. La forma nascosta della nostra vita è la crescita nell’amicizia di Dio, mentre lo incontriamo nel cammino e diciamo Amen. Non è soltanto la fine della storia a darle un senso.

Modello della mia vita è l’incontro con Dio e la mia risposta al suo invito, e ciò fa della mia vita non un semplice succedersi di avvenimenti ma un destino. Diceva Cornelius Ernst op: «II destino è l’appello e l’invito del Dio dell’amore a ciò che gli rispondiamo attraverso un consenso creativo e amoroso» (The theology of Grace).

Anche nelle tenebre, nella disperazione, quando più nulla ha senso possiamo incontrare il Dio della vita. Come scriveva un filosofo ebreo: «Ogni istante può essere la piccola porta per la quale può entrare il Messia». La storia delle nostre vite è la storia di questo incontro con Dio che viene nell’oscurità come un amante.
Questo noi celebriamo glorificandolo.

Da T. Radcliffe, L’orso e la monaca