Una carestia senza precedenti …

Una famiglia distrutta e senza futuro…

Un paese straniero…

 

… e tu, Rut
DONNA DELLA FEDELTÀ

Elimelech non vede soluzioni: la carestia è grave, per poter vivere dovrà rifugiarsi con sua moglie Noemi e i suoi due figli, Malattia e Fragilità (i nomi parlano da sé…) nella vicina terra di Moab. Questa per gli Israeliti è terra di maledizione, eppure vengono accolti e integrati; entrambi i figli sposano delle moabite: Rut, che significa “l’amica”, e Orpa, “colei che volge il dorso”. Ma il destino di povertà non li abbandona: ben presto tutti gli uomini della famiglia muoiono. Per le donne, rimaste sole, non c’è nessuna sicurezza e nessun posto nella società. Allora Noemi decide di ritornare nella sua terra di origine, Betlemme (“la casa dal pane”), dove spera di trovare aiuto dai suoi parenti. Le due nuore la seguono, ma lei le invita a tornare dalla loro madre, al loro ambiente di origine, ai loro dei. Orpa arriva fino al confine e poi torna indietro, Rut invece oltrepassa il confine e si apre a nuove possibilità.

Donna di relazione autentica, generosa e gratuita, Rut esce dagli schemi della mentalità comune. La notizia corre di bocca in bocca e in breve fa il giro di Betlemme. Un’amicizia di questo calibro non può passare inosservata! Quella donna moabita – razza nemica – rappresenta un modello di fedeltà e dedizione mai visto… Un parente di Noemi, Booz, la nota, si interessa alle sue condizioni e decide di sposarla. Rut diventa così la madre di Obed, antenato del grande re Davide.

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Rut dimostra di vivere un profondo legame nei confronti di Noemi, che la porta a rischiare la sua stessa vita. La sua fedeltà scuote le coscienze, ora come allora. Che cosa avrei fatto io al suo posto? Guardando le mie amicizie, le mie relazioni affettive, quanta importanza do alla fedeltà? Sono capace di dare sostegno e aiuto, di stare vicino senza chiedere nulla in contraccambio, rischiando forse di perderci?

Seguendo la suocera, Rut si lega con un popolo diverso dal suo, addirittura nemico, e con il Dio di Israele, che da lei ha imparato a conoscere. Quanto sono capace di aprirmi all’altro, al diverso da me, e a coglierne la ricchezza? Credo che Dio si rivela a me anche attraverso le persone che incontro? Posso fare memoria di come ho iniziato a conoscere Dio…ho già scelto di accoglierlo nella mia vita?

Rut ha compiuto un passo decisivo non solo per sé, ma anche per il futuro di tutto il popolo di Israele. Quali sono stati i momenti di svolta più rilevanti e significativi nella mia vita? Come li ho affrontati? Quali criteri, motivazioni e convinzioni interiori mi hanno aiutato a compiere una scelta? Ero e sono consapevole che anche la mia storia personale è “storia di salvezza”?

Signore, Tu non ti spaventi della nostra distanza,
di quanto noi siamo stranieri
–a te, a noi stessi e fra di noi– ,
guardami!
Guarda alla mia povertà,
a ciò che io ritengo privo di speranza,
scruta anche i miei doni, il bene che in me vuole germogliare,
i sogni che mi porto nel cuore.
E donami uno sguardo di fiducia verso il futuro,
donami il coraggio di aprirmi alla vita, all’amore non ideale ma concreto,
fatto di gesti quotidiani, di volti unici e irripetibili.
Aiutami ad andare oltre i miei confini,
abbandonando le mie sicurezze, sapendo che Tu mai mi abbandoni.
Rendimi persona attenta agli altri, specialmente a chi è solo e nel bisogno,
per loro fammi dono di un cuore libero, generoso e disponibile.
Tu che sei fedele, insegnami la fedeltà.
Solo così la mia vita sarà piena, ricca e felice!