Ricorri a quella dolce Maria

che è madre di pietà e di misericordia.
Ella ti menerà (condurrà)
dinanzi alla presenzia del Figliuolo suo,
mostrandogli per te
il petto con che ella il lattò,

inclinandolo (così) a farti misericordia.
Santa Caterina, lettera 276

TU SE’ RICOMPRATRICE
DELL’UMANA GENERAZIONE

con santa Caterina
in contemplazione di Maria madre di Cristo

   La contemplazione di Caterina nei riguardi di Maria si amplia e la porta a considerare l’altissimo compito che le è proprio di madre spirituale nei riguardi di tutta l’umanità.
   Effettivamente, si trova a parlare di Maria, quasi “costretta” dal corso della sua riflessione contemplativa sull’attuazione del piano redentivo operato da Dio, in Cristo, nel tempo. Da sempre la Divina Provvidenza ha pensato a Maria come “luogo” dell’incontro tra Dio e l’umanità, nel Figlio che prende carne nel ventre di lei.
   Il sì della Vergine è realmente apportatore di vita nuova per l’umanità intera che gode di una trasformazione, di una ricreazione mediante l’incarnazione. Così che, acconsentendo a divenire madre del Redentore, diviene madre dei redenti.

   La più bella e corretta teologicamente è quella dichiarata sempre nella famosa orazione più volte citata: «ricompratrice dell’umana generazione».
   Nel pensiero della santa, Maria viene presentata come partecipe dell’opera redentiva del Figlio, in linea di profonda “cooperazione”.


Sostenendo la carne tua in el Verbo,

fu ricomprato el mondo:
Cristo lo ricomprò con la sua passione
e tu col dolore del corpo e della mente. [Or 11]

   Maria coopera alla redenzione e diviene così madre dell’umanità salvata, non solo con il suo sì alla maternità divina, ma anche partecipando spiritualmente alla passione e morte del suo Figlio.
    Caterina si spingerà a dire che la carne del Figlio morto in croce è la carne della Madre.

   Il suo stare presso la croce esprime l’intensità dell’unione della Madre al Figlio ed è lì che Cristo le consegna il genere umano e la consegna – come madre – ad ogni uomo, nella persona di Giovanni.
    Caterina esprime ancora questo concetto, mantenendolo saldamente congiunto al ruolo di Maria come “ricompratrice” dell’umanità, in altri testi particolarmente significativi:

Vedendo Dio che questa sua volontà (di darci vita eterna)
non si poteva adempire per lo peccato,
costretto dall’amore pazzo che aveva per noi,
mandò l’unigenito suo Figliuolo a fabbricare (purgare)
le nostre iniquitadi sopra il suo corpo.
Onde, subitoché questo Verbo fu innestato nella carne nostra nel ventre di Maria,
subito il giudicò (Io consegnò) all’obbrobrio della croce. [L 97]

   Alla base c’è, dunque, una totale unione di volontà tra la madre e il Figlio in un’unica donazione per l’onore di Dio e la salvezza delle anime. Maria offre il sacrificio del Figlio che diventa anche il suo sacrificio. Quasi che, mentre lei ha donato al Figlio la carne rendendosi totalmente disponibile, il Figlio le ha donato la sua volontà, per cui ella desidera e vuole ciò che vuole la Trinità stessa. E in questo la santa esprime una intuizione quasi paradossale, dove compare l’immagine della «scala»:

Tutto questo manifesta la smisurata carità di Maria che,
come dicono i Dottori,
di sé medesima avrebbe fatto scala per ponere in croce il Figliuolo suo,
se altro modo non avesse avuto e tutto questo,
era perché la volontà del Figliuolo era rimasta in lei. [L 3421]

   Una «carità smisurata» nella linea del grande amore del Padre che «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha donato per tutti noi» (Rm 8,32): «perché in lui avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza» (cfr. Gv 10,10).
    E continuando nella contemplazione di questo mistero, Caterina vede in Maria una creatura modellata dallo Spirito Santo come «cera calda» e abilitata a desiderare e ad amare la nostra salvezza.


Ella, come cera calda,

ha ricevuto l’impronta
del desiderio e dell’amore della nostra salute
dal suggello
e del suggello dello Spirito Santo». [L 30]

   Qui si fonda il segreto della partecipazione ardente, totalmente oblativa, della Vergine. Lo Spirito, che ha reso fecondo il suo grembo e plasmato la sua carne perché diventasse capace di accogliere il Verbo, ha ugualmente plasmato il suo cuore e il suo spirito perché fosse a misura del Dono e del compito che le era affidato.
    Una conformità perfetta, lo Spirito operò in lei, perché fino in fondo ella compisse l’opera e nel divenire Madre del Cristo morto e risorto, divenisse Madre della Chiesa, generatrice della fede nel cuore degli uomini.

    Infine, vogliamo soffermarci su come Caterina affronta il tema della mediazione di Maria nella vita dei fedeli per ciò che riguarda la loro crescita e maturità nella fede; più precisamente gli “aiuti” attribuiti all’intercessione di Maria nel campo della distribuzione della grazia.
    Nel cammino dell’uomo verso la realizzazione del progetto di Dio che chiama tutti alla santificazione e ai possesso della vita eterna, Maria occupa un posto rilevante.

Maria è nostra avvocata,
madre di grazia e di misericordia. [L 84]

   E qui vengono messe in campo nuove immagini riguardanti la maternità spirituale della Madonna:
   ella nutre, istruisce, difende dal maligno e da ogni altro male, conduce a Gesù, impetra misericordia… Possiamo dunque affidarci alla sua materna intercessione che è certa, potente, efficace.
   Ma Caterina, continuando a considerare l’influsso che Maria ha nella vita del credente, sottolinea un altro aspetto non meno importante che è quello dell’imitazione di lei e delle sue virtù.
   Abbiamo tutta una serie di immagini che mostrano la mediazione educativa di Maria in ordine alla crescita e maturità dei fedeli nella grazia e nella fede. Essendo ella la prima e perfetta discepola di Cristo, diviene certamente colei che, non solo con l’esemplarità della sua vita ma con una azione misteriosa e diretta, trasmette la verità a chi si affida al suo aiuto per vivere nell’amore di Dio con fedeltà e rettitudine.

Tu, o Maria, se’ fatta libro
nel quale oggi è scritta la regola nostra. [Or 11]

   Di fronte a questa fioritura di attribuzioni mariane, viene spontaneo stilare le “litanie cateriniane” a Maria per offrirle alla vostra preghiera:

Ave Maria      tempio della Trinità portatrice del fuoco carro di fuoco
Ave               porgitrice di misericordia germinatrice del frutto
Ave               ricompratrice dell’umana generazione mare pacifico
Ave               donatrice di pace terra fruttifera
Ave               pianta novella dalla quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo
Ave               dolce campo dove fu seminato il Verbo innestato nella carne tua albero che ha in sé l’innesto
Ave               vasello di umiltà
Ave               libro nel quale oggi è scritta la regola nostra
Ave               in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita tu sei la tavola che ci porgi quella dottrina
Ave               benedetta fra tutte le donne
Ave               tu ci hai dato della farina tua
Ave               cera calda che hai ricevuto l’impronta del desiderio e dell’amore della nostra salvezza modellata dallo Spirito
Ave               esca posta ad attirare alla salvezza le creature ragionevoli Ave Maria fatta scala per porre in croce il Figlio tuo
Ave               dolcissima e carissima madre
Ave               in te è rimasta la volontà del Figlio
Ave               vulnerata col coltello dell’odio per il peccato
Ave               vulnerata col coltello dell’amore per la nostra salvezza Madre di smisurata carità
Ave               Per mezzo tuo Domenico fu offerto al mondo

 

Qui sotto, la prima parte della riflessione

DOLCE MADRE CHE CI DONI IL SALVATORE

con santa Caterina
in contemplazione di Maria madre di Cristo

  È interessante poter cogliere, o almeno intravedere, attraverso il pensiero di Caterina da Siena, la sua esperienza spirituale riguardo a Maria. Guardando il Verbo incarnato e «chiavellato in croce», ella riconosce il ruolo fondamentale di Maria nell’economia della salvezza e lascia che la sua esistenza sia impregnata dell’amore alla Madre del Salvatore. Coglie nella devozione alla Madonna un punto forza del proprio cammino di fede, nella via dell’amore di Dio.

  La caratteristica di Caterina, in effetti, è un pensiero teologico strettamente collegato alla vita, scaturito dall’esperienza di intimità con Dio e da un impegno concreto nella storia. Ella ama e vive una profonda umanità; non separa la dimensione religiosa dalla concretezza del quotidiano e la sua riflessione teologica nasce e si alimenta dal desiderio di conoscere meglio la volontà di Dio per obbedirvi, per adeguare la propria volontà a quella dell’Eterno Padre. Anche il suo pensiero mariano è così caratterizzato e risente di tale tensione interiore.

  Ancora, Caterina è donna. La sua passione per Cristo, per la Chiesa, è ancorata all’umano in senso forte, ed è tutta al femminile. Con vivacità e audacia di espressioni, Il suo pensare Maria, il suo parlarne, il suo amore e la sua devozione a lei, risentono di questo elemento che determina – in certo senso – lo stile proprio con cui si esprime, con intuizioni tipiche della sensibilità femminile arricchita dall’azione dello Spirito Santo.

  Caterina guarda a Maria non come una figura a sé stante, presa isolatamente, ma sempre in relazione a Cristo e a tutta l’umanità. Scrivendo tutte le sue lettere «Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce», Caterina dimostra di voler collocare sempre e subito dopo Gesù la madre sua.

  Sulla scia del Vangelo di Matteo che presenta Maria come «colei dalla quale è nato Gesù» (Mt 1,16), Caterina usa una espressione simile: «Ella fu quella dolce madre che donò a noi il Salvatore» [L 38].

  Maria è madre. Caterina, come donna, lo coglie in profondità e ci si sofferma.
Sono molte e suggestive le immagini che la santa usa in riferimento alla maternità divina di Maria, tutte colte dalle sue lettere e orazioni.


O Maria, benedetta sia tu tra tutte le femine in seculum seculi,

ché oggi tu ci hai dato della farina tua.
Oggi la deità è unita ed impastata con l’umanità nostra
sì fortemente che mai non si poté separare,
né per morte né per nostra ingratitudine,
questa unione
[Or 11].

   Il termine “farina” è usato in riferimento al dono della propria “carne”, fatto da Maria al Verbo divino che in lei ha voluto assumere la nostra natura umana. L’espressione “impastata” vuole indicare con efficacia la perfetta unione tra le due nature in Cristo: quella divina e quella umana, ma in nessun modo, una certa loro «commistione» o «confusione». La dottrina cateriniana circa l’unione in Cristo della natura divina con la natura umana è assolutamente ortodossa, anche se talvolta le immagini da lei usate potrebbero prestarsi ad interpretazioni meno ortodosse.
  «È questa una delle più importanti orazioni cateriniane, per profondità e precisione di dottrina teologica, per varietà e bellezza di immagini, per spontaneità di affetto. La devozione alla vergine madre, che negli scritti della senese affiora di tanto in tanto con accenni delicati e sapienti, ha qui la sua più piena espressione» (G. Cavallini).

O fuoco, abisso di carità,
perché non siamo separati da te,
hai voluto fare un innesto di te in me.
Questo fu quando seminasti
la parola tua nel campo di Maria.
[L 77]

Tale concetto, caro anche all’apostolo Paolo (cfr. Rm 11,16-24), viene adoperato da Caterina sia in riferimento all’incarnazione del Verbo divino “innestato” in Maria, sia in riferimento a noi, ugualmente “innestati” insieme con lui. E ci mostra il ruolo denso di significato che va riconosciuto a Maria nel mistero dell’incarnazione.

Tu, Maria,
se’ quella pianta novella della quale abbiamo
el fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio,
però che in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo.
Tu se’ la terra e se’ la pianta.
[Or 11]

Ella, concependo in sé il Verbo dell’unigenito Figliuolo di Dio,
recò e donò il fuoco dell’amore:
perocch’egli è esso amore.
[L 184]

O Maria, carro di fuoco,
tu portasti el fuoco,
nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità.
[Or 11]

   L’immagine del «fuoco» è quella dove è maggiormente evidente lo spirito cateriniano. Sappiamo come spesso Caterina ricorra al fuoco per esprimere il «fervore dell’amore» e «la virtù del sangue di Cristo crocifisso».
   A questo proposito la Cavallini annota: «…l’idea del fuoco di cui la Vergine è portatrice, e l’immagine del carro di fuoco, da Caterina usata solo per il Verbo incarnato (L 35, Dialogo LVIII, 127) e per sua Madre (L 184), sottolinea ancora una volta l’unione della Madre col Figlio. Questo carro di fuoco che scende di cielo in terra, richiama quello in cui il profeta EIia fu rapito dalla terra al cielo (2Re 2,11), ma per il suo significato è ancor più consono alla parola evangelica: «Sono venuto a portare fuoco sulla terra» (Lc 12,49).

   Con grande efficacia, semplicità, profondità e precisione teologica, Caterina presenta Maria come donna aperta a ricevere il Dono; disponibile a fare “spazio” in sé alla volontà di Dio, fino ad offrire concretamente la sua carne al Verbo. Ella volontariamente e con libertà aderisce al progetto divino animata da quello stesso Amore Fontale che l’opera della Redenzione manifesta con larghezza.

La “corposità” del linguaggio, lo spessore delle immagini usate dalla mistica senese sono di una modernità toccante. Maria ha un posto essenziale per indicare, attraverso la vita donata anche nel suo aspetto corporeo, la dimensione di collaborazione alla diffusione dell’amore del Padre, di «cooperazione all’opera del Salvatore» [LG 62] che ogni donna è chiamata a vivere con un accento e una caratteristica propria.
Può essere interessante scorgere, in questa visione dell’offerta di Maria, un messaggio per ogni donna. La donna è “costitutivamente” fatta per accogliere la vita, per amare, per essere dono, per vivere la gratuità, per farsi spazio all’incontro…, e tutto ciò può divenire segno e testimonianza dello Spirito-Amore che ci ricrea continuamente, ci avvolge, ci accoglie, dà la Vita.