Il nostro Giubileo
ci invita a ritornare
alle origini dell’Ordine
per farci ricordare
del momento fondatore
in cui san Domenico inviò
i nostri primi frati
fuori dalla loro casa, famiglia, nazione,
perché essi ritrovassero
la gioia e la libertà
dell’itineranza.

Atti del Capitolo Generale di Trogir, 40

op (2)_r
UN PO’ DI STORIA

Il Rosario prese forma attraverso un lungo processo che affondò le sue radici nella preghiera ripetitiva in uso presso gli eremiti e la cui connotazione mariana incominciò a manifestarsi attorno al XII secolo.
Nella seconda metà del XV secolo trovò una massiccia diffusione grazie all’opera dei domenicani aderenti al movimento dell’Osservanza nel nord Europa, in particolare nella regione delle Fiandre. Da allora in poi il Rosario fu strettamente collegato alla figura e all’opera di san Domenico anche se, in realtà, non vi erano fondamenti a tale teoria.
Il coinvolgimento del tutto arbitrario di san Domenico nella diffusione del Rosario potrebbe avere, però, un’interpretazione più profonda. I frati dell’Osservanza avevano come obiettivo il ritorno alle origini, a un’osservanza più fedele della regola e delle costituzioni domenicane, attraverso la ricerca delle intenzioni più genuine del fondatore. I frati dell’Osservanza erano impegnati in un continuo lavorio di confronto e di autoidentificazione con la figura di san Domenico e con le origini dell’Ordine. Giunsero coì a proiettare sul fondatore, in modo anacronistico, anche le novità da essi introdotte, come appunto la preghiera del Rosario.

C’è anche una lunga tradizione di quadri raffiguranti la Madonna che consegna il Rosario a san Domenico. Essi hanno influito notevolmente sulla interpretazione non corretta della Storia. Di fatto, l’Ordine domenicano ha lottato perché il Rosario rimanesse “suo”. E il Capitolo generale del 1574 spronava i confratelli a predicare il Rosario come “nostra sacra eredità”.
Indipendentemente dalla realtà storica e dal suo sviluppo, è certo che il nostro Ordine ha a cuore questa preghiera e la sua diffusione.